ROMA – Diaspore e comunità afroamericane saranno decisive nei cosiddetti “battleground State”, gli Stati contesi delle elezioni americane, a cominciare da Pennsylvania, Georgia e Michigan: parola di Nneka Stefania Achapu, nata in Nigeria e cresciuta in Italia, responsabile a Washington dell’agenzia di consulenza e comunicazione Asha Strategies.
Le sue riflessioni sono affidate a un commento-video per l’agenzia Dire alla vigilia del voto.
La sfida è tra Kamala Harris, democratica, che potrebbe diventare la prima presidente americana con origini afro e asiatiche, e Donald Trump, repubblicano, già alla Casa Bianca tra il 2016 e il 2020, che torna ora a puntare su una stretta nei confronti dei migranti.
“Negli Stati Uniti ci sono circa 4 milioni di abitanti parte della diaspora africana, dei quali 2,4 milioni nati all’estero e ora cittadini naturalizzati americani con diritto di voto” calcola Achapu. “Molti di loro esprimeranno la preferenza in Stati cruciali come la Pennsylvania, la Georgia e il Michigan, noti qui come ‘Battleground States’”.
L’esito del confronto tra Harris e Trump si potrebbe risolvere proprio in queste zone, storicamente ‘swing’, in bilico.
“La Pennsylvania vale ben 19 ‘voti elettorali’“, sottolinea Achapu, in riferimento al sistema delle presidenziali, che fissa la soglia della vittoria a quota 270. “In questo Stato c’è una folta comunità di elettori con origini nigeriane, etiopi, marocchine e ghanesi”.
Un’altra sfida chiave riguarderà la Georgia. “Vale 16 ‘voti elettorali’ e ha un terzo della popolazione afroamericana, con una forte presenza nigeriana, etiope, eritrea e ghanese” dice la responsabile di Asha Strategies. “C’è poi il Michigan con 15 ‘voti elettorali’ e una popolazione afroamericana equivalente al 15 per cento del totale, perlopiù con radici in Senegal, Togo, Ghana, Costa d’Avorio, Congo, Uganda e Camerun”.
Secondo Achapu, le comunità della diaspora sentono come prioritari i temi dell’economia, dell’occupazione e della sanità ma hanno anche attenzioni specifiche su altri aspetti. “Anzitutto la riforma migratoria” dice la responsabile di Asha Strategies: “Sperano che la politica semplifichi l’ottenimento dei permessi di lavoro, della green card e in genere dei percorsi verso la cittadinanza”.
Conta poi, forse più che per altri gruppi, la politica estera. “Desiderano strategie concrete per rafforzare i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Africa”, dice Achapu, “a partire dalla consapevolezza che il continente sta cambiando e ormai partecipa alle sfide globali in un contesto geopolitico segnato anche dal ruolo di Russia e Cina”.
Su questo punto, le incertezze sono tante. Secondo Achapu, infatti, “né democratici né repubblicani hanno articolato una strategia concreta“.